La Scienza Applicata alla Danza
Approccio piramidale alla prestazione del danzatore
Il modello prestativo del danzatore è un argomento molto controverso, il quale richiede una conoscenza approfondita della disciplina, specie una capacità di analisi della prestazione che implichi una costante ricerca delle capacità coreografiche richieste a
questa speciale tipologia di atleti.
Al fine di semplificare l’analisi della prestazione del danzatore, è possibile servirsi di una struttura di riferimento piramidale, la quale contempli ognuna delle componenti essenziali della performance.
Finora si è sempre agito nel settore della danza concependo la danza prima di tutto. La danza viene posta prima dell’essere persona, prima ancora che il corpo si possa adattare alle richieste estetiche della disciplina o alle richieste di movimento del coreografo.
La danza è una disciplina alla quale è richiesto di essere particolarmente devoti. Tuttavia, dovrebbe esserci la salute prima di tutto. Non curandosi della salute del danzatore, l’emotività del corpo svanisce laddove l’emozione dovrebbe governare la scena. Solo se esiste un corpo in salute, è possibile instaurare un dialogo con il sé e con coloro che osservano (il pubblico). Inoltre, il corpo non è confinato alle lezioni di tecnica, alle sedute di allenamento e alla performance o coreografia; piuttosto è sempre abitato, fintanto che c’è vita.
Ognuno di noi è tenuto ad una costante e duratura relazione con il sé. Pertanto, al fine di performare adeguatamente sul palcoscenico ed essere prestanti nel quotidiano, è necessario curarsi del sé fisico, nutrendolo con ciò che fisiologicamente, e quindi per natura, necessita. Solo così il corpo sarà grato e messo in condizione di poter esprimere al meglio le proprie abilità. Quindi, alla base della piramide si pone la componente fisiologica.
Successivamente alla componente fisiologica è necessario edificare delle solide capacità condizionali (atletiche e generali) necessarie alla prestazione e senza le quali le capacità tecniche (situate ad un gradino più alto e specifico) non potrebbero manifestarsi. Considerato che il danzatore si serve del corpo per esprimersi, è necessario costruire una solida base atletica (dal generale) atta a supportare le altre componenti della prestazione (al particolare).
Una volta raffinata la componente tecnica, si fa spazio il gradino più elevato donato ai danzatori: la componente artistica. L’elemento che distingue un danzatore da un’atleta è proprio il doversi curare dell’aspetto emotivo, dosando ed inquadrando tale aspetto all’interno della richiesta di prestazione fisica.
Quindi, più solide saranno le componenti primarie della prestazione, più efficiente sarà la capacità di adattamento del danzatore alla consegna coreografica. Il ruolo delle figure professionali che ruotano attorno al danzatore dovrebbe essere quello di consentirgli di dedicarsi alle prime tre componenti (fisiologica, atletica e tecnica) nel quotidiano, al fine di potersi esprimere al massimo delle loro potenzialità sul palcoscenico.
Va inoltre considerato che l’arte raggiunge la sua massima forma espressiva per mezzo di un corpo in salute. Solo così il danzatore potrà focalizzarsi sull’espressione artistica, senza doversi preoccupare di specifiche abilità atletiche e/o tecniche al momento più elevato della prestazione.
Infine, la piramide caratterizzante le componenti essenziali alla prestazione del danzatore, si erge su una verità indiscutibile: il danzatore è un essere umano. Pertanto, è necessario un rigoroso equilibrio tra il peso che diamo alle sedute di allenamento tecniche e/o atletiche e lo spazio che dedichiamo alle strategie di recupero. Per mezzo dell’approccio piramidale sopradescritto, è possibile supportare il danzatore prima, durante e dopo la performance considerando adeguatamente ognuna delle componenti caratterizzanti la prestazione tersicorea.
a cura di Simona Di Nardo
