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VITE DI DANZA

LE INTERVISTE DI SID

Vite di danza è la nostra rubrica dedicata a chi vive di danza.

Testimonianze ed interviste inedite di danzatori, maestri, coreografi e direttori.

I protagonisti della scena tersicorea ci raccontano il loro percorso e la loro esperienza nel mondo della danza.

 

 

MATTIA
TORTORA

 

1) Mattia ti sei diplomato alla scuola di ballo dell'accademia del teatro alla scala. Qual'e' il ricordo più bello che conservi dell'accademia?

Il ricordo più bello che porto con me è sicuramente relativo al primo giorno in cui ho messo piede, da allievo, nel cortile dell’Accademia. Dal cortile si potevano scorgere gli interni delle sale occupate da maestri e alunni in orario di lezione e si riusciva a percepire un’aria singolare, intrisa d’arte e storia. Quest’aria mi ha pervaso sin dal primo istante ed è diventata parte della mia vita.

 

2) Cosa vuol dire studiare e vivere l'adolescenza lontano da casa per seguire una passione?

Allontanarsi dalla propria casa e dalla propria famiglia in età prematura non è assolutamente semplice. Vuol dire privarsi di molti agi adolescenziali. Inizialmente è stato molto duro accettare questa svolta nella mia vita, ma grazie al continuo supporto dei miei cari, alla passione e alla dedizione che provo nei confronti di quest’arte, sono riuscito ad essere tenace e forte per affrontare questo periodo del mio percorso accademico.

 

3) Come hai vissuto l'impatto con il mondo del lavoro:come hai vissuto il passaggio da allievo a danzatore professionista?

Il cambiamento da allievo a danzatore professionista ti fionda in una realtà totalmente differente. Personalmente anche questa è stata una sfida avvincente: confrontarmi con realtà sociali diverse, approcciarmi alle dinamiche delle compagnie di ballo non è stato semplice. La formazione ricevuta durante il mio corso accademico alla Scala e la mia insita etica del lavoro mi hanno permesso di affrontare questa transizione con non troppe difficoltà.

 

4) Cosa rende difficile lavorare come ballerino in Italia oggi?

La situazione odierna del mondo della danza potrebbe definirsi contorta. Innanzitutto è necessario rientrare in ristretti canoni artistici e fisici per poter lavorare da ballerino in ambienti lirico-teatrali. Inoltre dilaga sempre più la scarsa valorizzazione artistica della nostra disciplina. La difficoltà maggiore in Italia, però,  è la limitata quantità di opportunità che viene messa a disposizione di un neo diplomato. Esistono davvero poche realtà valide per un ballerino professionista in questo periodo storico-artistico italiano.

 

 5) Quali persone hanno lasciato maggiormente il segno nella tua crescita umana ed artistica?

Coloro che mi hanno reso ciò che sono adesso ed hanno contribuito alla mia crescita umana sono sicuramente i miei genitori, mio fratello ed i miei nonni. Da sempre hanno creduto in me, mi hanno costantemente affiancato e sostenuto durante il mio percorso e hanno tracciato la giusta strada da seguire affinché potessi realizzare i miei obiettivi. Colui che maggiormente ha seguito e plasmato il mio sviluppo ed il mio percorso artistico è il Maestro Paolo Podini. Con i suoi insegnamenti ho migliorato gli aspetti tecnici, ho imparato a conoscere le mie potenzialità ed ho appreso un giusto e sano metodo di lavoro. Grazie alla sua forte empatia ed alla sua passione per la danza ho iniziato ad amare quest’arte. Continuo ad arricchirmi e valorizzarmi grazie alla supervisione e all’assiduo contributo della Maestra Stefania di Cosmo.

 

6) Attualmente vivi a Roma e lavori come solista per la compagnia di Daniele Cipriani, ci racconti il momento speciale vissuto in compagnia?

Il ricordo che più conservo gelosamente dei due anni di lavoro nella compagnia di Daniele Cipriani è sicuramente legato al momento in cui, appena entrato in compagnia, mi diedero l’opportunità di poter danzare nel ruolo di Fritz, ne ‘Lo Schiaccianoci’ di Amedeo Amodio. Inizialmente rimasi spiazzato da questa decisone, non pensavo minimamente di poter avere la possibilità di danzare nelle vesti di quel personaggio così precocemente, ma probabilmente fu proprio quella messa alla prova che mi ha spinto ad affrontare il cammino all’interno della compagnia con maggiore consapevolezza e caparbietà.

 

7) Quale aspetto della danza ti rende felice?

I colleghi alla lettura sicuramente comprenderanno bene le emozioni che si nascondono dietro le mie parole. La pienezza e il compiacimento al termine di una classe produttiva e l’appagamento nel sentirmi migliorato giorno dopo giorno sono due sensazioni che alimentano la voglia di danza che è in me. Il duro lavoro, l’impegno e il sudore che riverso quotidianamente in sala, finalizzati ad un ottimo debutto, sono gli addendi che mi indirizzano, come ballerino e uomo, alla felicità.

 

8) Con quale coreografo o danzatore, con il quale non hai ancora lavorato ti piacerebbe lavorare?

Senza dubbi, risponderei: Jiří Kylián. Ho sempre ammirato lo stile delle sue produzioni: dalle ricercate coreografie alla minuziosa scelta musicale, tutto coesiste in un equilibrio perfetto. Mi auguro, in futuro, che possa cucire attorno alla mia figura un nuovo personaggio.

 

9) Quale consiglio daresti ai giovani allievi che vogliono percorrere la strada del danzatore professionista?

Per ogni percorso ciò che conta di più sono partenza ed arrivo. Consiglio di partire spinti da immensa passione e spirito di sacrificio. Nel mezzo tanta determinazione e etica di lavoro. Mai fermarsi, perché nel mondo della danza ogni giorno può sembrare di essere arrivati, ma tutto è in continuo divenire. La meta finale non è mai ben definita, ognuno traccia la propria strada e può scegliere il punto del proprio traguardo.

 

10) Mattia, quali sono i tuoi progetti e i sogni per il prossimo futuro?

Tra i miei progetti c'è quello di entrare a far parte di una grande compagnia per avere la possibilità di interpretare differenti ruoli e potermi cimentare in diversi stili coreografici. Diciamo che questo progetto sta iniziando ad avere forma grazie alla chiamata ricevuta dal teatro alla scala pochi giorni fa, per me è sicuramente un'opportunità da cogliere ed affrontare con tanto impegno e tanta voglia di fare.

 

 

a cura della dr.ssa Filomena Di Stazio

Redazione SID - Scienza In Danza

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