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SID - SCIENZA IN DANZA

Danza e Flessibilità alimentare

I danzatori sono abituati ad investire molto tempo allenando la loro flessibilità in sala, ma se parliamo di flessibilità alimentare ecco che le cose diventano, se possibile, ancora più complesse.

Nel 2021, un’importante metanalisi ha raccolto i dati di moltissimi studi che valutavano il comportamento alimentare dei ballerini. I risultati hanno suggerito che questa categoria mostra livelli molto elevati di restrizioni dietetiche e una fortissima spinta alla magrezza.

Ecco quali sono i fattori di rischio per un rapporto conflittuale con il cibo a cui i ballerini sono esposti:

  • La dura disciplina e la fitta agenda di allenamento possono modificare e silenziare i segnali di fame, portando a dare poca fiducia e ascolto alle sensazioni corporee.
  • Gli elevati standard personali e il perfezionismo contribuiscono a comportamenti alimentari disfunzionali.
  • La spinta alla magrezza e gli standard corporei irrealistici portano ad utilizzare il controllo del cibo per controllare il peso e le forme del corpo.

La rigidità alimentare è quello strumento che porta a scegliere gli alimenti da consumare in base a criteri molto stringenti con la conseguenza di gestire con difficoltà il momento dei pasti, i cambiamenti di routine e di ridurre il piacere legato all’alimentazione.

Uno studio condotto su alcune ballerine di danza classica brasiliane ha rilevato una consistente abitudine a saltare i pasti, ignorare i segnali di fame, evitare i cibi considerati troppo pesanti e classificare il cibo in “buono” o “cattivo”. Altri comportamenti presenti nel campione analizzato erano episodi di iperalimentazione e forti sensi di colpa associati alla rottura di regole dietetiche.

Infatti, per la maggior parte dei danzatori, seguire una dieta sana significa anche categorizzare il cibo in cibo “buono”, “pulito” e cibo “cattivo”, “da sgarro”.

Ti è mai capitato, ad esempio da bambino, che ti venisse proibito di mangiare un determinato alimento? Hai notato che, solo per il fatto che fosse un cibo vietato, non smettevi di pensarci e il desiderio di mangiarlo aumentava in modo spropositato? E quando ne hai avuto la possibilità magari ne hai mangiato una quantità molto abbondante? È proprio la restrizione di un cibo o di un gruppo di cibi che ci porta a desiderarli tanto, a mangiare in modo poco consapevole e a sperimentare una sensazione di discomfort e di senso di colpa dopo averlo fatto.

La chiave per abbattere questo circolo vizioso è allenarsi a vedere il cibo per quello che è… semplicemente cibo! Infatti, esso non ha un valore morale. Non esistono cibi buoni o cattivi in senso assoluto, tutto dipende dallo spazio che quell’alimento occupa nella nostra routine alimentare.

Darsi il permesso di mangiare i cibi “proibiti” ci aiuta a slegarli dalle emozioni negative a cui li associamo. Questa concessione potrebbe farci temere di perdere il controllo e di finire in una spirale di esagerazione governata dall’istinto. In realtà, sapere che possiamo mangiare anche i cibi che abbiamo sempre considerato “cattivi” ci porterà con il tempo a vederli attraverso una lente più neutrale, l’urgenza di mangiarne grandissime quantità sarà più debole e avremo modo di scoprire con serenità quali sono le porzioni e le frequenze di consumo che ci soddisfano.

Il rapporto conflittuale con il cibo si esprime inoltre attraverso pensieri ricorrenti e invasivi atti a ridurre l’alimentazione tramite delle regole che riguardano il quando, il quanto e il cosa mangiare, aumentando la preoccupazione per tutto ciò che riguarda il cibo.

“posso meritarmi quella merenda solo se poi mi allenerò”

“anziché mangiare quel biscotto sceglierò qualcosa di meno calorico”

“se mangerò quell’alimento ingrasserò sicuramente”

“dovrei evitare le cose che mi piacciono, altrimenti perderò il controllo”

“sono un atleta, non dovrei mangiare quel cibo”

Questi pensieri, che per moltissimi danzatori sono la normalità, sono esempi di restrizione dietetica cognitiva, che deve considerarsi una restrizione a tutti gli effetti anche quando non porta ad una reale diminuzione dell’assunzione calorica.

La restrizione cognitiva aumenta lo stress psicologico, che è legato ad una iperproduzione di cortisolo che porta a moltissime conseguenze sull’organismo: alterazioni cardiovascolari, gastroenteriche, indebolimento del sistema immunitario, alterazioni della memoria e delle funzioni cognitive e perdita di densità ossea con conseguente rischio di infortuni. Inoltre, aumentati livelli di cortisolo nel sangue possono arrivare a compromettere la funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, portando ad irregolarità del ciclo mestruale e amenorrea.

Ma come possiamo gestire questa restrizione cognitiva? Il primo step per riuscire a rendere questi pensieri meno invadenti è riconoscerli e diventarne consapevoli. Quelle che facciamo sono scelte legate alle regole dietetiche o scelte legate alle nostre necessità, ad esempio valutando quale cibo è disponibile, utile e gratificante in quel preciso momento?

Moltissime regole dietetiche, imposte da altri o auto-imposte, sono frutto di credenze scorrette o di falsi miti legati al mondo dell’alimentazione, in questi casi un’analisi razionale del cibo o del nutriente in questione può aiutare moltissimo. Per esempio: “non dovrei mangiare carboidrati”. Se analizziamo i dati possiamo scoprire (o riscoprire) quali siano le funzioni dei carboidrati, quanto essi siano importanti come fonte di energia soprattutto per gli atleti, e ricordarci che è consigliato consumare alimenti ricchi di carboidrati più volte ogni giorno.

Una sfida importante per i danzatori può essere quella di mettere in dubbio l’efficacia dei pensieri restrittivi e della rigidità riconoscendo gli svantaggi e le conseguenze che essi portano, per iniziare ad affidarsi di più alle sensazioni corporee a mangiare in maniera più intuitiva.

Significa mangiare senza regole e in modo casuale? No, mangiare in modo intuitivo è molto diverso da mangiare in modo istintivo. Ci permette di integrare le nostre conoscenze (nozioni di base sulla dieta equilibrata, corretta ripartizione dei nutrienti nei pasti, corretta pianificazione della dieta in base ai ritmi di allenamento…) con l’ascolto dei segnali corporei (fame, sazietà) per fare pace con il cibo e per dare priorità alla cura di noi stessi.

Proprio come l’elasticità muscolare anche l’elasticità alimentare necessita di ore e ore di allenamento ma l’esercizio può ricompensarci con un rapporto più sereno con il cibo e con il nostro corpo.

 

A cura della Dott.ssa Michela Belli

Redazione SID - Scienza In Danza

®RIPRODUZIONE RISERVATA 

 

Bibliografia:

Eating psychopathology in ballet dancers: a meta-analysis of observational studies.

Silverii GA, Benvenuti F, Morandin G, Ricca V, Monami M, Mannucci E, Rotella F.

Body Composition, Eating Habits, and Disordered Eating Behaviors among Adolescent Classical Ballet Dancers and Controls.

Chaikali P, Kontele I, Grammatikopoulou MG, Oikonomou E, Sergentanis TN, Vassilakou T.

Prevalence of eating disorders amongst dancers: a systemic review and meta-analysis.

Arcelus J, Witcomb GL, Mitchell A.

"Can A Ballerina Eat Ice Cream?": A Mixed-Method Study on Eating Attitudes and Body Image in Female Ballet Dancers.

Santo André HC, Pinto AJ, Mazzolani BC, Smaira FI, Ulian MD, Gualano B, Benatti FB.

The impact of stress on body function: A review. Yaribeygi H, Panahi Y, Sahraei H, Johnston TP, Sahebkar A.

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