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SID - SCIENZA IN DANZA

Forma e Armonia nella Danza Contemporanea

L'armonia è un concetto estremamente complesso, caleidoscopico e sempre sfuggente ad una definizione unica e statica. Esistono infiniti punti di osservazione da cui poterlo esaminare ed indagare, pertanto proverò qui di seguito, e in estrema sintesi, a condividere suggestioni e spunti di riflessione.

Il concetto di armonia si associa a differenti discipline, ad esempio nella musica con i suoni che si legano simultaneamente, nella scultura con le proporzioni dei volumi e nelle arti visive con l'accordo tra la luce e il colore.
L’idea di armonia nelle arti accademiche anima l'intento della comprensione globale dello spettatore il quale tende a ricercare una corrispondenza e un equilibrio tra le varie parti dell'opera.

Nell'arte contemporanea lo spettatore perde questa visione di insieme ma percepisce, nell'assenza apparente di schema e di concetto, la coerenza dell'opera stessa.

 

Il corpo armonico nella danza

Nella danza classica, tipicamente l'armonia si definisce come una caratteristica legata al corpo del danzatore e alla sua qualità di movimento.
Nella visione classica del balletto l'armonia è fortemente legata ad un ideale estetico del corpo il quale viene giudicato e apprezzato in relazione a rigidi canoni che ne definiscono la bellezza e la conseguente capacità tecnica. Per quanto riguarda il movimento l'armonia è ricondotta all'eleganza del gesto tecnico capace di svelare potenza e forza in un fluire costante del gesto.

Il concetto di armonia nella danza contemporanea si distacca dai canoni e dalle proporzioni del balletto classico.
Esprime la sua qualità attraverso una “forma” che spesso non ha nulla a che fare con l'estetica.
Il corpo del danzatore contemporaneo si costruisce di volumi attraverso gesti pieni e azioni invisibili. Si fa materia con-creta di emozioni, pensieri e umanità. Il corpo del danzatore contemporaneo “si fa e si da una forma” non convenzionale, libera, chiusa, stretta, larga si stupisce ogni volta del sé che profondamente può esprimere.

Il danzatore contemporaneo è in costante ricerca della propria armonia nel ritmo, nella frammentazione del gesto, nella caduta. Si compone e si scompone mantenendo forte il proprio centro, il contatto con il suolo, con lo spazio condiviso, con il pubblico e l'idea che lo abita in quell'istante.

 

Euritmico: forma e funzione

“La struttura è funzione e la funzione determina la struttura” (Andrew Taylor Still)

Il concetto di euritmia ovvero, armonica distribuzione delle varie parti di un'opera d'arte e stato regolare del polso, ci aiuta a leggere con maggiore facilità la prospettiva fisiologica legata a quella artistica. La nozione di euritmia ci permette di chiarire in che modo l'armonia del corpo sia garanzia di una funzione fisiologica efficace capace di determinare la forma e viceversa. L'espressività del corpo passa quindi da questo binomio che rende il corpo comunicativo e assicura la libertà nel movimento.

“ogni restrizione di mobilità nella fisiologia (perdita di movimento) di qualunque tessuto del corpo porta alla perturbazione dell’autoregolazione e in seguito ad una degradazione della funzione e della struttura stessa. La proprietà di un organismo in equilibrio sta nella sua capacità di adattamento, la perdita di questa facoltà si traduce con una alterazione della stato di salute.”

(Luca Niero)

L'armonia non è quindi una forma o una qualità da poter e dover riprodurre in serie ma un movimento autogovernato e significativo che esprima fluidità organica.

A questo si aggiunge che la forma per essere funzionale, necessita di una corretta informazione sia vascolare che nervosa e, cosa nello stesso modo importante, deve ricevere un'altrettanta corretta informazione dall'ambiente circostante affinché il suo sviluppo sia valido/lineare e la sua funzione libera.

 

Forma/non forma

La forma è funzione e la funzione regola la forma affinché vi sia una libertà nel movimento.
E quando la “forma” viene destrutturata, resa irriconoscibile, camuffata? Cosa rende armonico il corpo in movimento?
Il danzatore contemporaneo spesso “gioca” con il concetto di forma, esprimendosi all'interno di una mutevole condizione sempre pronta a descrivere non solo il corpo (contenitore) ma anche la poetica (contenuto) della sua danza.

Questo contenuto nasce da un “caos” di informazioni, enteroccettive (che provengono dall'interno del corpo) ed esteroccettive (che provengono dall'ambiente). Ogni impulso dentro e fuori il danzatore produce uno stimolo che lui accetta, conferma e traduce. Una velocità di lettura dello spazio che risulta essere, al di là dell'azione danzata in sé, euritmica grazie alla gestione consapevole e sensibile del corpo del danzatore.

 

Gestione della forma che diviene armonica. Da dove nasce il controllo.

Come si costruisce questo tipo di sensibilità? Su quali elementi il danzatore deve concentrarsi e lavorare per rendere possibile il suo quadro euritmico? Come riesce il danzatore a valutare ed elaborare una risposta motoria?

Consideriamo 2 macro argomenti:

  1. La propriocezione - Simulazione
  2. Pre movimento - Azione

1) Possiamo definire la propriocezione come una rappresentazione a livello cosciente del senso della posizione nello spazio, del grado di apertura/chiusura delle articolazioni e del grado di contrazione/rilassamento muscolare. Il danzatore, come abbiamo visto, è fortemente attento all'interpretazione degli stimoli afferenti, perché grazie al loro contribuito intuisce, ascolta e modifica la sua danza in relazione agli accadimenti ambientali.

Nella simulazione, ovvero l'avviamento al movimento nella progettazione di un'azione, il corpo deve attivare tutti i suoi canali propriocettivi e in un unico istante, prima del movimento, il danzatore deve immaginare e predisporre l'azione nello spazio che ha contribuito a definire. Secondo questo dialogo sentire/simulare, il cervello non genera solo delle risposte a degli stimoli, non organizza solamente in modo passivo le sensazioni, esso formula, piuttosto, delle ipotesi di movimento a partire da un repertorio interno di azioni memorizzate e percepite, la cui disponibilità fa di lui un simulatore capace di far funzionare in interno le interazioni tra l’azione che esso proietta (previsione) e le possibili conseguenze di questa azione. (Silverthorn, 2017).

“Per attivare questo processo il cervello utilizza la memoria per anticipare, per predire il futuro, vale a dire il risultato dell’azione e le sue possibili varianti. Il cervello, in questa prospettiva, non è dunque una macchina reattiva bensi pro-attiva che estende sul mondo le sue interrogazioni. Questo processo di “anticipazione motoria” è alla base dell’azione; cio significa che il cervello prevede, oltre alle conseguenze dell’azione, anche lo stato nel quale un captore sensoriale dovrà trovarsi inun dato momento nell'esecuzione del gesto". (Pitozzi, cit.p.109, 2011).

Tale processo è di rilevante importanza per comprendere, in modo chiaro, la composizione di un movimento perché ci mostra che il risultato dell’azione è già contenuto nel processo percettivo che ne è alla base.

2) Nel pre-movimento facciamo un passo avanti nella creazione dell'azione, rendendo “corpo” quello che il cervello ha simulato. Nel pre-movimento intervengono quelli che definiamo muscoli gravitari i quali predispongono la postura in modo adeguato alle forze di gravità. Questo sistema di muscoli garantisce al corpo non solo il mantenimento della postura eretta ma anche e soprattutto la possibilità di pianificare altre e differenti posture. Ciò significa “prendere forma” ancora prima che il movimento accada in un'interazione costante con sé, l'altro e l'ambiente.

L'azione è la risultante di questi fattori. Ed è la forma che diventa concreta, che si fa gesto e danza. La simulazione che s'incarna. Un processo in divenire che nella sua fluidità di espressione richiama all'armonia funzionale.

Queste categorie sopra descritte, ovvero la propriocezione/simulazione il pre movimento/azione, necessitano chiaramente di una gestione qualitativamente alta, diventando quest'ultima una prerogativa per definire armonico/funzionale/funzionante il gesto del danzatore. E esattamente il controllo nella costruzione dell'azione (presente anche quando il danzatore non lo ricerca), la precisione cinetica e la conseguente regolazione del tono muscolare a definire la consonanza del movimento. Questa competenza è costruita negli anni attraverso le routine di lavoro e dell'ascolto profondo con il quale sempre il danzatore contemporaneo si interfaccia per una maggiore comprensione del sè. La ripetizione dei gesti tecnici anche durante l'improvvisazione, la sensibilità acuita, porterà al controllo motorio e ad un'acquisizione del movimento automatizzato ma sempre disponibile al cambiamento, rendendo quest'ultimo coordinato e quindi gestibile. Il cervelletto, che fa parte del sistema extrapiramidale, è considerato in questo senso un organo nervoso sottocorticale estremamente importante per il controllo motorio. Una sua funzione principale è il coordinamento e la sincronizzazione dei movimenti con un'attenzione particolare all'aspetto legato alle sequenze spaziotemporali dei movimenti parziali ed alla loro esecuzione contemporanea o successiva/seriale. Interviene dunque sia in fase di controllo della motricità volontaria che in quello della motricità automatizzata. (Silverthorn, 2017)

 

Considerazioni

Difficile quindi trovare la misura delle competenze e dei talenti corretti che possano definire la coerenza che il corpo mette in atto affinché il danzatore possa esprimere un'armonia. Difficile anche protocollare la forma e il movimento in un quadro euritmico. La mia personalissima visione rispetto all'armonia è corrispondente all'idea di “stato di grazia” che ogni danzatore assume quando le parti tutte della sua danza (musica, gesto, ambiente, intenzione, trasporto etc etc) collimano e risuonano in un componimento capace di trasporlo oltre la materia densa del corpo.

Di seguito e in conclusione provo a portare un esempio di forma che scaturisce da una dinamica in convergere la prospettiva artistica e fisiologica nella danza: l'archetipo della spirale.

“Tutto lo sviluppo embriologico e morfologico dell'uomo, segue traiettorie spirali”.(Fabio Moro)

Possiamo ritrovare questa forma che si “svolge” nell'arrangiamento molecolare del tessuto connettivo che risulta essere simile a quello delle funi, con catene di proteine di collagene avvolte ad eliche che formano fasci di fibre a loro volta a forma di elica.

Questa stessa dinamica è evidenziata nel periodo embrionale, le linee di forza che favoriranno l'estensione degli arti sono in rotazione. Infine individuiamo il disegno della spirale in innumerevoli strutture molecolari, un classico esempio è il materiale genetico.

Nella danza contemporanea la spirale è una struttura che definisce le dinamiche interne del proprio corpo e con la quale ci si relaziona prima di estendere un arto o prima di cadere al suolo.
E' un immaginario geometrico che aiuta a rendere l'azione tridimensionale “appoggiando” il corpo in ogni sua porzione per riempire il movimento.

“Essa puo situarsi nella colonna vertebrale fra coccige e centro della testa, negli arti superiori attivando la relazione tra scapole e punta delle dita fino a transitare verso l’emisfero basso del corpo e le opposte estremità. Mi affascina perche attraversa, inclina, sbilancia, produce off balance. E si presenta come rinno- vata conoscenza.” (Simona Bertozzi)

E' una forma che si addice al movimento che non ha una fine ne un'inizio in cui potersi calare in sicurezza. Spesso si utilizza come possibile ammortizzatore della caduta oppure come propulsore per una risalita dal suolo. E' spinta, volontà è forma.

 

Revisione Testo: Dott.ssa Giovanna Farina

 

Bibliografia

Moro F. (2014 ), “Podologia non lineare” Demi, Roma

Borghi A. e Caruana F. ( 2016), Il cervello in azione, Il Mulino, Bologna

Casolo F. (2014), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano,Vita e pensiero, Milano

Lurija A. (1973), Come lavora il cervello, introduzione alla neuropsicologia, il Mulino, Bologna

Pitozzi E., (2011) On Presence, Alma mater studiorum, Bologna

Silverthorn D.U., (2017) “Fisiologia umana. Un approccio integrato”, Ambrosiana, Milano

 

Sitologia

academia.it

danzaericerca.unibo.it

treccani.it

 

 

a cura della dr.ssa Serena Loprevite

Redazione SID - Scienza In Danza

®RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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